Let’s talk about: Infanzia di Tove Ditlevsen

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Arriva oggi in libreria “Infanzia” di Tove Ditlevsen, il primo romanzo della trilogia di Copenaghen e un vivido squarcio all’interno della vita dell’autrice.

Data di uscita: 24 Marzo

Acquistalo subito: Infanzia

Editore: Fazi Editore
Collana: Le strade
Traduzione: Alessandro Storti
Pagine: 124
Prezzo: € 15,00

La piccola Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. Il padre, uomo schivo dalle simpatie socialiste, si barcamena passando da un impiego saltuario all’altro. La madre è distante, irascibile e piena di risentimento: non è facile prevedere i suoi stati d’animo e soddisfare i suoi desideri. A scuola Tove si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei; fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Eppure anche con lei Tove indossa una maschera, non si svela né all’amica né a nessun altro. La verità è che desidera soltanto scrivere poesie: le custodisce in un album gelosamente nascosto, soprattutto da quando il padre le ha detto che le donne non possono essere scrittrici. Sempre più chiara, in Tove, è la sensazione di trovarsi fuori posto: la sua capacità di osservazione, lucida, inesorabile, ma al tempo stesso sensibilissima, le fa apparire estranea l’infanzia che sta vivendo, come se fosse stata pensata per un’altra bambina. Le sta stretta, quest’infanzia, eppure comincerà a rimpiangerla nell’attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle.

A guardarla Tove Ditlevsen sembra perdersi in quella distesa di colore, il suo sguardo vaga chissà dove, forse si sofferma su quel rapporto travagliato con sua madre che trasforma “Infanzia” in un vivido quanto doloroso squarcio della sua vita. La si osserva in copertina farsi quasi piccola in quel trambusto che è stata la sua infanzia.  Comincia così un viaggio che scortica, fatto di contrasti e dalle atmosfere perennemente malinconiche.

L’infanzia, come è lei stessa a definirla, è “buia” ed intrappolata come un animale. Non va quindi vissuta ma patita. Assomiglia quindi a una sorta di limbo gelido dalle descrizioni di una dolorosa bellezza dove il gelo penetra sottopelle, trasportando chi legge là, nel cuore di Tove, nel turbinio di emozioni che cela quando si trova vicino a sua madre. Sembra camminare sulle uova per paura di perdere il filo sfuggente che le lega, di cui sembra essere allietata soltanto quando sua madre si accorge di lei, canticchia un motivetto e condividono quindi un momento intimo.

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Vive di briciole Tove Ditlevsen e il mondo degli adulti pare un mistero, in particolar modo quando viene investita dalla crisi che vive la sua famiglia, un momento che scombussola tutte le dinamiche familiari e mentre sua madre pare irraggiungibile, suo padre alimenta la sua sete di conoscenza con libri, gli stessi che la mettono sotto una prospettiva differente dalla norma, che la rendono stramba agli occhi di chiunque.

È un viaggio intenso, dolceamaro e che sa persino di “sangue” in un momento critico come quello della Grande depressione in cui lei, ormai ragazzina, si scontra con le difficoltà che vive la sua famiglia. In un’ambiente così ostile Tove sogna la scrittura, si ciba di ballate popolari e canzonette per scrivere versi sempre più intimi, versi che raccontano i suoi stati d’animo, il turbinio emotivo che la travolge da bambina. Lei che ama l’amore ma non sa cos’è, che compone versi e al tempo stesso racconta la società danese alle prese con una crisi economica, attraverso le parole della gente e di ciò che vive a casa.

La sua è un’infanzia lacerata, tumultuosa, fredda e dai bruschi cambiamenti, ritmata dalla bellezza dei suoi versi e dalle piccole ribellioni. È un libricino vivo, seppur breve e che lascia quel desiderio di perdersi per un po’ tra le sue parole. È un invito a cuore aperto “Infanzia”, un “diario” che racconta un periodo ricco di cambiamenti in un terreno arido dove però c’è ancora spazio per i versi “liberi”, per guardarsi indietro una volta adulti e rendersi conto che di un periodo apparentemente spensierato non resta altro che un silenzio abissale, un pallido eco di ciò che è stato.

Tove Ditlevsen È stata una celebrata poetessa e romanziera danese. I suoi libri autobiografici, Infanzia, Gioventù e Dipendenza, compongono la trilogia di Copenaghen. In queste pagine, con una chiarezza e una sincerità cristalline, l’autrice racconta la sua vita tormentata: eterna outsider del mondo letterario, quattro matrimoni e quattro divorzi alle spalle, per tutta la sua vita adulta ha avuto problemi di dipendenza da alcol e droghe ed è morta suicida nel 1976.

«All’infanzia non si sfugge, resta attaccata addosso come un odore. La si sente sugli altri bambini, e ognuna ha un aroma tutto suo. Nessuno sente il proprio, perciò a volte si ha paura che sia peggiore di quello altrui. Siamo lì, intenti a parlare con una bambina la cui infanzia odora di cenere e carbone, e all’improvviso lei arretra di un passo perché ha sentito il fetore della nostra».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia Fazi Editore per la copia omaggio.

 

 

 

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